mercoledì 28 aprile 2010

Valutare o non valutare?

Eccomi qui dopo una settimana di 'assenza', settimana durante la quale ho riflettuto su un argomento che mi sta molto a cuore: la VALUTAZIONE, ovviamente in ambito scolastico.
Dunque: valutare significa attribuire un valore, in questo caso, a una prestazione o performance eseguita dallo studente oralmente o per iscritto, in relazione a scopi che si intende perseguire.
Subito si pongono un'infinità di problemi. Intanto affronto il problema di sapere se la mia valutazione è affidabile e valida. Dunque è affidabile quando da lo stesso risultato ogni volta che la stessa proprietà è misurata nello stesso modo, ciò vuol dire: se do un test ai miei alunni, dovrei (il condizionale è d'obbligo) misurare la loro conoscenza di un argomento in maniera uguale per tutti, ogni volta che somministro lo stesso test. E' valido quando esso misura esattamente ciò che intendo misurare e non altri costrutti irrilevanti, il che scritto così sembra molto ovvio, ma vuol dire questo: se voglio valutare la conoscenza di un argomento dovrei essere sicura che il questionario che ho preparato misura esattamente la conoscenza della sola Rivoluzione Francese e non implica, ad esempio, la conoscenza di altri argomenti come la guerra d'indipenza americana o la conoscenza di concetti non ancora affrontati.
La valutazione deve essere fatta all'inizio, durante e alla fine del processo di apprendimento: solo così si può veramente valutare se uno studente ha imparato o meno un argomento, se ha acquisito o meno delle capacità. Tante volte invece ci si limita solo alla valutazione finale, magari a fine capitolo o a fine argomento, non tenendo conto del livello di base da cui quel determinato soggetto è partito.
Ci sono dei metodi per valutare tanto l'affidabilità che la validità, ma per il momento non voglio approfondire qui la cosa, perchè ritengo importante andare a fondo anche di altri punti.

Un fattore importante è la soggettività che purtroppo interviene, a volte invasivamente, nel processo valutativo: ciò è tanto più vero per le interrogazioni orali (dove oltre alla conoscenza dei contenuti intervengono fortemente altre variabili, come il tono di voce o l'atteggiamento dello studente verso l'insegnante), ma vale anche per le verifiche scritte nel caso di risposte aperte. Per ovviare a ciò, l'insegnante può semplicemente scrivere anticipatamente i punti che vuole sentirsi dire (o che vuole leggere) dallo studente per avere la sufficienza, in maniera da ottenere una griglia di confronto e poter valutare in maniera più 'oggettiva'.
E poi... continuo nel prossimo post!

5 commenti:

  1. Ciao Viviana, devi aggiornarti sulla riforma Gelmini e sulle modifiche che questa ha comportato anche per la valutazione.Ora la valutazione si fà per "competenze" e quindi cambia tutto. Vedi gli scritti del prof. Niccoli, un esperto del settore.
    Narciso Girotto

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  2. Ciao Vivy, mi domandavo quanto daffare per rivedere un nuovo post, sono sicura che hai avuto cose interessanti sa fare... ad ogni modo
    eccoti ....
    Un salutone!

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  3. infatti il prox post sarà proprio sulla riforma Gelmini e sulla valutazione, grazie della precisazione e del riferimento dell'esperto!!

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  4. Non so se è pertinente ma: E' vero che valuteranno la bravura degli insegnanti dal risultato degli studenti?
    Perciò basterà abbassare ulteriormente il livello, schiaffare un 10 a tutti per essere eccellenti insegnanti.

    Mi viene così perchè due miei nipoti della stessa età e nella stessa classe hanno preso entrambi 10+ in italiano, prima elementare. Io so che uno legge molto speditamente qualsiasi testo, l'altro assolutamente no. Ci sono almeno tre tacche di diferenza tra loro, come possono ever preso entrambi 10+?
    Vuol dire che quel voto non vale niente, magari può sostenere la motivazione del più lento, ma mortifica l'autostima (=autocoscienza di quanto vale) di quello con una marcia in più.

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  5. Per rispondere un po' a questi commenti che tirano in ballo la Riforma Gelmini ho deciso di fare direttamente un post successivo!

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