giovedì 18 febbraio 2010

Con gli occhi di insegnante...

Come promesso e anticipato, eccovi la scuola vista da un'insegnante delle scuole primarie:

"E' difficile spiegare in due parole l'educazione. Il mio professore di pedagogia delle magistrali diceva che l'educazione tira fuori (il classico "educere") quello che il bambino è e lo fa diventare uomo. Diciamo che giorno per giorno a scuola educare è aiutare a vivere nel mondo, in un mondo che non è più solo quello del ristretto cerchio familiare, ma è costituito intanto da coetanei, poi da adulti che non sono genitori, infine da un ambiente fisico che non è l'appartamento, ma la sezione e allargandoci di più la scuola. Regole, divieti a volte possono sembrare penalizzanti a quell'età, ma sono inevitabili se si vuole educare in un "grande gruppo" e non "in singlolarità". Quindi la scuola è (senza retorica) la prima palestra di vita. Bisogna capire cosa si intende per scuola e cosa si vuole dalla scuola. Noi lo diciamo sempre ai nostri genitori: se vogliono un parcheggio, hanno sbagliato indirizzo. Anzi,
se pagano una baby sitter si troveranno di sicuro meglio perchè possono chiedere a lei tutto quello che vogliono e siccome questa è pagata, devono essere accontentati. Noi no, se le richieste genitoriali sono del tipo "perchè evitare ad un bambino che quando è incavolato con l'adulto per
dispetto si toglie le scarpe?" lasciatelo senza e vivrete meglio! Ok, si evitano conflitti con il bambino, ma il messaggio che gli si invia è doppiamente negativo: puoi fare ciò che vuoi anche quando non sei incavolato solo per un quieto vivere, autorizzi anche gli altri tuoi coetanei a togliere le scarpe perchè in quanto coetanei ti copiano, fuori casa non sai dove cammini e puoi farti male senza scarpe, quindi la regole è.... calzarle! Avere delle regole di vita e interiorizzarle a scuola, è diverso che averle in famiglia e interiorizzarle in essa. In un bambino scuola e famiglia sono le due realtà predominanti e devono camminare parallele, trovando a volte punti di incontro per evitare di disfare a vicenda ciò che entrambe le relatà di positivo costruiscono e questo può essere fatto solo se la famiglia crede nella scuola e non la considera un parcheggio, mentre la scuola non deve ergersi a baluardo unico dell'educazione perchè il bambino che le arriva non è mai (per fortuna) tabula rasa, ma ha dei prerequisiti che noi insegnanti abbiamo il dovere di conoscere e proprio per non distruggere."

Grazie a quest'insegnante per le cose importanti che ha condiviso con noi!

9 commenti:

  1. 1) Il bambino diverrà comunque un uomo anche senza l’aiuto dell’insegnante. Preferisco osservare che uomo diventerà piuttosto di correre il rischio di tirare fuori solo quello che desidero censurando quello che non desidero (e se l’alunno è antipatico all’insegnante? Nessuna riflessione su come gestire l’antipatia trovandosi ad educare un grande gruppo di figli degli altri per lavoro?).
    2) La classe non è un grande gruppo naturale, spontaneo… c’è la segregazione per età anzitutto, inoltre i bambini sanno che vanno alla scuola dell’OBBLIGO. E’ un dovere, appunto, questo lo interiorizzeranno.
    3) La scuola è una palestra per il mobbing, o il bullismo.
    4) La scuola è un parcheggio, gli sforzi perché sia anche una esperienza positiva sono gocce nel mare.
    5) “.. regole di vita e interiorizzarle a scuola, è diverso che averle in famiglia e interiorizzarle in essa”. Certo che è diverso. Le regole interiorizzate nella realtà familiare sono comunque più fortemente assimilate, sono comportamenti che i genitori-nonni insegnano con valore universale, le regole imparate a scuola sono legate a quel contesto e basta (vedi atti vandalici vari).
    6) Anche l’insegnante è pagata, poco.
    7) Se la famiglia si allea con la scuola… allora un bambino può sentirsi davvero molto solo. Sono questi i casi in cui le vittime del bullismo non si confidano con gli insegnanti (vabbè) e nemmeno con i genitori, perché li sentono alleati con la scuola dove li portano e li porteranno comunque con OBBLIGO. Sai che a gennaio di ogni anno c’è in picco di tentati suicidi?

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  2. Ma quante riflessioni!
    Cominciamo dal primo punto
    1) Mi pare di sentire riecheggiare qualcosa del 'buon selvaggio' di Rosseau: se una persona cresce da sola (ma è davvero possibile?? Non è che anche i genitori censurano alcuni comportamenti a altri no) cresce 'buona', altrimenti gli viene instillata un po' di 'cattiveria' dalla scuola??

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  3. 2) Quali sono i gruppi naturali e spontanei? I figli scelgono le proprie compagnie fin da piccoli o non sono piuttosto condizionati dalle amicizie fra mamme o fra genitori?
    Poi non vedo così negativo il fatto di interiorizzare regole e divieti, anzi è un segno di sviluppo cognitivo e morale!

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  4. 3)La scuola è un'esperienza, dove non sempre tutto va bene, non sempre tutto va male! Le difficoltà, affrontate e superate, ti fanno crescere e diventare più forte e capace di affrontare altre difficoltà! ALtrimenti lo stesso problema si porrà un domani nel mondo del lavoro...

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  5. 4) I nonni sono un parcheggio, la tv è un parcheggio, anche fare i compiti o completare un libro di esercizi diventa parcheggio, tutto dipende dall'atteggiamento! E se la mattina a scuola fosse spunto di dialogo e di condivisione?

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  6. 5) Prima di interiorizzare le regole è importante interiorizzare l'autorità, sia a scuola, sia in famiglia, sia negli altri luoghi.

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  7. 6)L'insegnamento è un lavoro e come tale va remunerato... non capisco l'osservazione...

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  8. 7) Il bullismo è un fenomeno molto complesso e pieno di variabili. Cmq anch'io credo che la prima alleanza vada fatta col figlio, per non farlo mai sentire solo, abbandonato o poco amato....

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  9. I tentati suicidi? bisognerebbe analizzare meglio i dati: da dove li hai presi?

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