martedì 16 marzo 2010

Intelligenza emotiva

In questo post vi guiderò per strade ancora inesplorate, per arrivare al concetto di intelligenza, in particolare l'intelligenza emotiva.
Non vi è intelligenza senza emozione (Ezra Pound): ecco da dove cominciare!
Sul costrutto dell'intelligenza molti psicologi e sociologi hanno acceso grandi dibattiti: si va dai primi del '900 con Binet-Simon che costruirono la prima scala per misurare l'intelligenza (l'incarico era stato affidato loro dal Ministero della Pubblica Istruzione francese), arrivando al concetto di intelligenza come formula matematica di Terman (Intelligenza = età mentale:età cronologica*100) ed arriviamo a Wechsler che ideò dei test per misurare l'intelligenza di bambini e adulti (Wisc-R e Wais). Ma percorriamo anche i sentieri di chi ha ipotizzato intelligenze multiple (Gardner e le sue 9 intelligenze, ad esempio), e di chi invece ha ipotizzato un fattore generale di intelligenza (chiamato fattore G) accostato a fattori specifici (S) di intelligenza emergenti in base al compito particolare che si deve affrontare.
Bene, a questo punto qualche volenteroso che ha speso bene il suo tempo arrivando a leggere fin qui, si chiederà cosa c'entrano le emozioni con l'intelligenza, la risposta ve la faccio dare direttamente dallo psicologo (David Goleman) che ha per primo introdotto il concetto di INTELLIGENZA EMOTIVA come la “capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali”. Cioè è un'intelligenza di tipo sociale, che pone l'accento sulle abilità interpersonali di relazione, non tanto sulle nozioni conosciute (numero di vocaboli, capacità di calcolo,...) ma sull'entrare in relazione con l'altro (abilità che passa non solo dalla famiglia, ma anche dalla scuola, tanto che nelle pagelline viene riservato uno spazio per le insegnanti per raccontare come il bimbo si comporta a scuola, se osserva le regole, se sa rapportarsi con gli altri... cosa che nelle superiori viene in parte indicato dal voto in condotta).
Spero che per il momento nessuno di voi si sia perso in questo breve, ma profondo, percorso... tenete duro perchè siamo quasi giunti alla meta!!
A che serve l'intelligenza emotiva? Essa può ottimizzare nelle organizzazioni i processi di apprendimento, di acquisizione e di scambio delle informazioni, di elaborazione delle decisioni.
E' un’abilità fondamentale che influenza tutte le altre! Ed è addirittura più indicativa del titolo di studio o del concetto classico di intelligenza, nel predire la soddisfazione lavorativa e la retribuzione media: cioè, a parità di opportunità, una persona con quoziente intellettivo emotivo più alto, sarà più soddisfatta del proprio lavoro e riuscirà ad avanzare di carriera guadagnando ecnomicamente di più rispetto ad una persona con quoziente intellettivo emotivo più basso.
Allora, che dite? Bello questo viaggio?? Immergersi nelle capacità personali che ognuno di noi possiede è sempre un viaggio emozionante...!!
Vi lascio con un video di Gian Maria Bianchi, titolare di Open e professore di Intelligenza Emotiva e Relazionale all'Università Liuc di Castellanza; serve a chiarire come può avvenire lo sviluppo dell'Intelligenza Emotiva... alzate il volume e gustatevelo!!

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